Esiste “una richiesta sempre crescente del farmaco e una forte tensione sulla catena distributiva, con difficoltà temporanee di approvvigionamento anche per alcune farmacie”. Di cosa parla la Sanofi nella news presente sul suo sito ufficiale è presto detto. Dell’idrossiclorochina, nome commerciale Plaquenil, l’anti-malarico usato nella terapia domiciliare per la cura del Covid-19.
Nell’esprimere “rammarico” per questa situazione, la casa farmaceutica afferma però che “ad oggi in Italia non sussiste un problema di carenza di idrossiclorochina e che abbiamo distribuito più del doppio dei normali quantitativi di prodotto”. Insomma, “pur nella situazione emergenziale legata a Covid-19, siamo in prima linea – afferma la Sanofi – per assicurare la continuità terapeutica ai pazienti affetti da artrite reumatoide e Les (lupus eritematoso sistemico) per cui questo farmaco è indicato”.
E dopo aver confermato che “siamo in costante contatto con Aifa per trovare soluzioni che possano garantire appropriatezza prescrittiva del farmaco e regolarità nella dispensazione del prodotto”, la Sanofi conclude che gestirà “con la massima tempestività tutte le richieste di continuità terapeutica, anche rinforzando i canali di comunicazione diretta e tempestiva con distributori e farmacisti per assicurare la disponibilità in tutte le farmacie italiane”.
Il sunto del documento della Sanofi è che il Plaquenil manca e, anche se il colosso farmaceutico francese cerca di spostare l’attenzione sulla giusta importanza che questo farmaco ha per le persone affette di artrite reumatoide, manca per quella corsa all’accaparramento di cui ha parlato in maniera chiara il dottor Francesco Palagiano, nell’intervista rilasciata a Il Crivello e favorita dal basso costo del prodotto, poco più di 6 euro. “Molti vorrebbero procurarselo in anticipo, anche se non hanno contratto” il Covid-19, ha affermato il farmacista.
Però, quando la Sanofi parla, in una nota a margine del comunicato, che per la cura al Covid-19 il Plaquenil “dovrà essere dispensato dalle farmacie ospedaliere”, quindi a chi è ricoverato, dà un’informazione incompleta. Perché, nella Gazzetta ufficiale 17 marzo 2020, citata dalla stessa casa farmaceutica, è espressamente riportato la decisione assunta dalla Commissione tecnico-scientifica dell’Aifa nelle riunioni dell’11, 12, 13 marzo 2020: “La Cts esprime parere favorevole alla concessione dei farmaci clorochina e idrossiclorochina – Lopinavir/ritonavir, da soli o in combinazione a carico del Ssn per il trattamento anche in regime domiciliare”.
L’Aifa torna sul Plaquenil con documento pubblicato due giorni fa sul proprio sito ufficiale, in cui, pur confermando che in questa fase di emergenza l’uso “terapeutico dell’idrossiclorochina può essere considerato sia nei pazienti Covid-19 di minore gravità gestiti a domicilio sia nei pazienti ospedalizzati”, si mostra più cauta, ribadendo innanzitutto che “il prescrittore dovrà valutare caso per caso il rapporto rischio/beneficio”, considerando patologie del soggetto e associazioni farmacologiche, ma soprattutto smentendo ciò è stato riportato nella Gazzetta ufficiale: “Allo stato attuale delle conoscenze, non è consigliabile l’associazione di idrossiclorochina con lopinavir/ritonavir né l’eventuale aggiunta di azitromicina”.
È il caos che regna sovrano, frutto dello stato emergenziale, in cui bisogna prendere decisioni veloci, spesso sostenute da studi che si evolvono in corso d’opera, tanto che Roberto Burioni dalle pagine del Fatto quotidiano ha affermato che “i dati di laboratorio sull’efficacia del Plaquenil sono un punto di partenza e non un punto di arrivo”.