Referendum 2025. L’appello di Sonia Oliviero, segretaria della CGIL di Caserta: “5 Sì a lavoro e diritti”
Domenica 8 e lunedì 9 giugno 47 milioni di italiani saranno chiamati alle urne per votare i referendum su lavoro e cittadinanza. Ma di cosa si tratta? Ne parliamo in questa intervista con Sonia Oliviero, Segretaria Generale della CGIL di Caserta
Domenica 8 e lunedi 9 giugno i cittadini italiani saranno chiamati alle urne per votare sui referendum abrogativi inerenti il lavoro e la cittadinanza. L’election day si svolgerà in corrispondenza del secondo turno delle elezioni amministrative, in occasione cioè dei ballottaggi ove saranno previsti. I quesiti a cui dovranno rispondere gli italiani saranno cinque: quattro quesiti, promossi dalla CGIL – Confederazione Generale Italiana del Lavoro e per i quali sono stati raccolti oltre quattro milioni di firme, riguardano i diritti dei lavoratori, in particolare il superamento delle criticità del Jobs Act; il quinto quesito, promosso dai Radicali e per il quale sono state raccolte più di seicentomila firme, prevede il dimezzamento degli anni necessari per poter richiedere la cittadinanza italiana. Si tratta di temi cruciali per il futuro dell’Italia, che travalicano confini e steccati ideologici in quanto rappresentano una battaglia di civiltà, motivo per cui la CGIL si è fatta promotrice della Campagna per i 5 Sì.
A spiegarci l’importannza di informarsi e mobilitarsi in vista dell’appuntamento referendario di giugno è Sonia Oliviero, Segretaria Generale della CGIL di Caserta. “I referendum, in quanto strumenti di partecipazione diretta alla vita democratica del Paese, rappresentano un’occasione fondamentale per dare voce ai cittadini affinché si possano esprimere su questioni di grande rilevanza come il lavoro e i diritti”, esordisce con determinazione la sindacalista casertana, che prosegue: “Negli anni abbiamo assistito a un graduale smantellamento dei diritti dei lavoratori, i quali si sono ritrovati in uno spazio di tutele sempre più ristretto a causa di riforme del lavoro inadeguate, come il Jobs Act”, afferma la dirigente sindacale, sottolineando come in questi anni le condizioni di vita e di lavoro degli italiani siano peggiorate.
La segretaria della CGIL di CasertaSonia Oliviero
Quanto descritto è accaduto non solo per via di riforme sbagliate, ma anche a causa di congiunture economiche sfavorevoli come l’aumento dell’inflazione non compensata da un amento dei salari, nonché dall’impennata dei costi dell’energia e delle materie prime provocate dal dilungarsi della guerra in Ucraina. Così nel mirino di lavoratori e sindacati non poteva non finire la riforma del lavoro voluta nel 2014 dall’allora Governo Renzi. “Fin dall’inizio era chiaro che la riforma fosse sbagliata”, afferma perentoria la sindacalista, che continua: “È nata così l’esigenza di superare l’impianto di un disegno legislativo che con il pretesto di imprimere maggiore flessibilità e competitività al mercato del lavoro, non ha fatto altro che schiacciare e comprimere i diritti dei lavoratori, rendendoli più precari e ricattabili”.
A riprova di quanto affermato dalla sindacalista, si è verificato in questi anni un abuso dei contratti a tempo determinato, un boom che non solo ha reso più incerta la vita dei lavoratori, ma che ha anche provocato una crescita esponenziale del lavoro sottopagato. I dati pubblicati dal Ministero del Lavoro sono inequivocabili: solamente nell’ultimo anno ben 2 milioni e 300 mila lavoratori hanno dovuto firmare contratti a tempo determinato senza possibilità di scelta.
“L’utilizzo indiscriminato di queste tipologie contrattuali – spiega Sonia Oliviero – ha creato seri problemi di precarietà e di instabilità sia economica che esistenziale, con conseguenze negative anche sulla salutepsicologica dei lavoratori. A rimetterci sono stati ancora una volta i soggetti più a rischio, in particolare i giovani e le donne, maggiormente esposti alla crisi economica, i quali sono stati risucchiati da un mercato del lavoro senza regole. Non a caso – precisa la sindacalista – uno dei quesiti referendari prevede di ripristinare l’obbligo di causali per scoraggiare la proliferazione dei contratti a tempo determinato e agevolare quelli a tempo indeterminato. Ciò significherà più sicurezza, maggiore stabilità e migliori condizioni e opportunità per chi lavora”, sottolinea la dirigente sindacale.
La segretaria della CGIL di Caserta in piazza per la raccolta firme
Altro tema importantissimo affrontato dai referendum di giugno prossimo è quello della sicurezza sul lavoro. Secondo l’INAIL – Istituto Nazionale per l’Assicurazione e Contro gli Infortuni sul Lavoro, ogni anno si consumano in Italia più di mille morti bianche. Ciò significa che ogni giorno almeno tre lavoratori perdono la vita sul posto di lavoro. Sono invece quasi mezzo milione le denunce annuali di incidenti e infortuni sul lavoro, anche gravi, con conseguenze spesso invalidanti e irreversibili per la salute di chi lavora. Si tratta di numeri terribili che farebero gelare il sangue a chiunque.
“I dati sulle vittime e sugli incidenti sul lavoro sono davvero impressionanti”, commenta con sgomento la segretaria Oliviero, che prosegue: “Rappresentano un fenomeno inaccettabile per un Paese che si reputa civile. I luoghi di lavoro sono campi di battaglia, dove si consuma una lotta spesso fatale tra la vita e la morte, e in cui a rimetterci sono sempre i lavoratori, spesso a discapito della loro stessa vita. È inaccettabile che nel 2025 si debba ancora morire di lavoro!”,esclama indignata la rappresentante della CGIL.
La sindacalista pone così un interrogativo che è anche un invito a riflettere: “Per quanto tempo ancora madri, padri e figli dovranno vivere nella paura di perdere i propri cari come se fossero soldati al fronte? È ancora forte il dolore per la scomparsa di Patrizio Spasiano, giovane stagista che ha perso la vita a soli 19 anninello stabilimento della Frigo Caserta e che, come risulta dalle prime indagini, non doveva essere nemmeno lì perché non contrattualizzato né formato per quella mansione. Prima di lui, nella stessa azienda, è toccato a Pompeo Mezzacapo, giovane e onesto padre di famiglia che ha lasciato per sempre la moglie e tre figli piccoli”, afferma con profondo rammarico la sindacalista. Quelle dei due lavoratori morti in provincia di Caserta sono storie strazianti che non dovrebbero mai accadere e che molto spesso sono il frutto di un sistema di appalti nel quale si antepone il profitto alla sicurezza e alla vita di chi lavora.
Sonia Oliviero durante un sit-in di protesta dei lavoratori
La toccante denuncia della Segretaria Generale della CGIL di Caserta riguarda tutti noi. Le sue parole arrivano dritte al cuore e in tutta la loro drammaticità, ma non per questo bisogna lasciare spazio alla rassegnazione e all’impotenza: “No, non ci possiamo fermare né arrendere! Lo dobbiamo a tutti coloro che non ci sono più. Dobbiamo fermare questa strage silenziosa e vincere questa battaglia per loro! Questo referendum è importantissimo perché ci dà l’opportunità di rendere più efficaci le norme e le misure per garantire una maggiore attenzione alla sicurezza sul lavoro, così da preservare la vita di chi, per vivere, ha bisogno di lavorare. Si tratta di un’occasione che non possiamo perdere per nessuna ragione!”, ribadisce con fermezza la combattiva sindacalista.
Non è un caso che uno dei quesiti referendari preveda, in caso di infortunio sul lavoro, la reintroduzione della responsabilità dell’impresa appaltante. Ciò permetterebbe un maggiore rispetto delle norme e delle misure antinfortunistiche. Estendere la responsabilità legale sia all’impresa appaltatrice che a quella appaltante garantirebbe più cura e attenzione alla sicurezza dei lavoratori, essendo la responsabilità, incaso di incidente o infortunio, equamente suddivisa.
I lavoratori della CGIL di Casertain piazza per la pace
Altro tema cruciale che affronta il referendum sul lavoro è quello dei licenziamenti illegittimi, e lo fa con due quesiti che riguardano i dipendenti delle grandi e delle medie-piccole imprese. “Attraverso questi due quesiti – spiega Sonia Oliviero – si va ad incidere concretamente sulla vita di oltre 7 milioni di lavoratori assunti dal 2015, dall’entrata in vigore del Jobs Act, i quali si sono trovati senza garanzie in caso di licenziamento illegittimo. Per quanto riguarda i lavoratori delle imprese con più di 15 dipendenti – specifica la sindacalista – sarà possibile, in caso di licenziamento illegittimo, il reintegro del lavoratore sul posto di lavoro. Abrogando la norma si porrebbe finalmente un limite al numero di licenziamenti avvenuti in assenza di giusta causa. Uno strumento di tutela in più nelle mani dei lavoratori affinché non perdano il lavoro ingiustamente”, evidenzia la segretaria.
La dirigente sindacale affronta poi l’altro quesito referendario riguardante i risarcimenti dei lavoratori licenziati senza giusta causa nellepiccole-medie imprese. “Oggi, in caso di licenziamento illegittimo in un’impresa con meno di 16 dipendenti – spiega – è previsto un risarcimento massimo di sei mensilità, un periodo di tempo che pone il lavoratore in una condizione di ricattabilità. Con l’abrogazione del provvedimento, sarà il giudice del lavoro, accertata l’illegittimità del licenziamento e valutate le condizioni socio-economiche e familiari del lavoratore, unitamente alla posizione economica dell’azienda, a stabilire l’indennizzo. In questo modo si ristabilisce un principio di equità che era stato cancellato dalla riforma”, afferma la sindacalista.
Sonia Oliviero e il Segretario Nazionale della CGIL Maurizio Landini
Oltre ai temi del lavoro, l’8 e il 9 giugno gli elettori saranno chiamati a esprimersi su un quinto quesito referendario che prevede il dimezzamento dei tempi necessari – da 10 a 5 anni – per poter richiedere la cittadinanza italiana.Tale riduzione consentirebbe a oltre due milioni e mezzo di persone,tra cui decine di migliaia di minori, di poter ottenere la cittadinanza e tutti i diritti legati ad essa in tempi decisamente più umani e dignitosi.
“Ancora una volta – afferma la segretaria della CGIL – siamo di fronte a un esempio di ingiustizia e di privazione dei diritti in cui, a pagarne le spese, sono i giovani e i più fragili, in particolare i figli dei cittadini stranieri regolari residenti in Italia. Si tratta di ragazzi e ragazze che vivono in una condizione di disagio e di esclusionenonostante siano nati e cresciuti qui”, precisa la sindacalista, che prosegue: “Con questo quesito, gli anni di residenza necessari per poter richiedere la cittadinanza passerebbero a cinque, permettendo così ai genitori di trasmettere i diritti di cittadinanza ai figli minorenni”. Una proposta sensata e di buon senso quella sostenuta dai promotori del referendum, che ha la finalità di estendere i diritti di cittadinanza in quanto diritti umani inalienabili e inderogabili.
“Si tratta di un diritto che verrebbe riconosciuto a coloro che oltre a essere nati e cresciuti in Italia, abitano, studiano e lavorano qui. Persone che pagano le tasse e che contribuiscono alla ricchezza sociale, economica e produttiva del Paese. Tenere queste persone fuori dalla sfera dei diritti – avverte la sindacalista – significherebbe non solo non riconoscere il loro valore umano, il loro contributo sociale e i loro sacrifici per vivere una vita onesta e dignitosa, nel rispetto delle regole e delle leggi italiane, ma li esporrrebbe a una serie di pericoli come l’emarginazione, losfruttamento e l’illegalitá. Un Paese civile, moderno, che guarda al futuro, non può permettere che esistano ancora esseri umani sfruttati – si pensi al lavoro nero e al caporalato – ma deve garantire il rispetto della dignità umana senza lasciare indietro nessuno”, chiosa la segretaria della CGIL.
Maurizio Landini, Segretario Nazionale della CGIL
Raggiungere il quorum del 50% +1 degli aventi diritto al voto significherà portare alle urne almeno 25 milioni di elettori su un totale di 47 milioni di aventi diritto. Non sarà una passeggiata, soprattutto in un clima di silenzio e di censura mediatica. Trattandosi un referendum popolare a favore di chi lavora esui diritti di cittadinanza è chiaro che faccia paura alle élite finaziarie e all’establishment politico i quali faranno di tutto per farlo fallire. Ma non sarà nemmeno una sfida impossibile e lo sa benissimo Sonia Oliviero: “Per presentare i cinque quesiti referendari abbiamo raccolto quasi cinque milioni di firme. Se ogni firmatario, come ribadito dal Segretario Nazionale della CGIL Maurizio Landini, oltre ad andare a votare, riuscisse a convincere almeno cinque persone diverse a votare per i referendum, a prescindere se siano d’accordo o meno su tutti e cinque i quesiti referendari, il raggiungimento del quorum sarebbe a portata di mano”, afferma fiduciosa la dirigente sindacale.
La grintosa sindacalista del Sud lancia infine un accorato appello affinché le persone prendano coscienza che il loro voto può cambiare in meglio l’Italia: “Rivolgo un invito sincero a tutti i lavoratori e alle lavoratrici, ai professionisti, alle partite IVA, ai precari, agli studenti, ai giovani, ai pensionati e ai disoccupati, ai cittadini di ogni colore politico e a chi non vota più, alle associazioni, ai movimenti, ai partiti, alla società civile affinché si attivino nella campagna referendaria. La Democrazia si difende praticandola, con la partecipazione e la solidarietà: ciascuno, con il proprio voto, può fare la propria parte per migliorare le condizioni di vita e di lavoro per sé e per gli altri. Vincere questa battaglia di civiltà significa cambiare in positivo il nostro Paese. L’8 e 9 giugno andiamo a votare! Non lasciamo che qualcun’altro decida per noi. Decidiamo noi e diventiamo protagonisti dell’Italia che cambia!”, conclude entusiastaSonia Oliviero, pronta a condurre questa battaglia al fianco dei lavoratori con il sorriso e l’ottimismo, la passione e il coraggio di chi vuole cambiare positivamente la vita di milioni di persone.
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