La fotografia è una delle forme d’arte più pop dei nostri tempi. Grazie alle nuove tecnologie tutti abbiamo la possibilità di catturare la porzione di mondo che riesce ad esprimere ciò che in quel momento ci ispira. Con gli smartphone, che sono diventati in pratica un prolungamento naturale del nostro corpo, oggi risulta quasi spontaneo scattare una foto per raccontare ciò che viviamo. Se ripercorriamo la linea del tempo a ritroso possiamo idealmente rivivere le tappe che ci hanno portato all’immediatezza della fotografia in poche righe. Infatti, chi come me ha almeno 30 anni, ricorda ancora le usa e getta della kodak, compagna inseparabile di ogni viaggio o evento familiare.
Col consolidarsi sul mercato della fotografia digitale, che tra la fine degli anni 90’ e i primi anni 00’ diventa economicamente accessibile a tutti, e con l’avvento dei cellulari con fotocamera, la pellicola lascia gradualmente il nostro quotidiano così i ricordi cominciano ad essere prigionieri di uno schermo. Il concetto dell’impressione della luce tramite processo chimico, che in sostanza è ciò che accadeva ogni volta che si scattava una fotografia analogica, è lo stesso processo che ispirò Louis Jacques Mandé Daguerre e Joseph Nicéphore Niépce nell’invenzione del Dagherrotipo, ovvero quello che può essere considerato il primo sistema fotografico.