Dopo esserci occupati dei duecento docenti campani non abilitati licenziati dal proprio ruolo nonostante avessero partecipato e superato con riserva il Concorso Scuola 2016, abbiamo deciso di dare voce a uno degli insegnanti che ogni giorno, con il proprio lavoro e nonostante le mille difficoltà nate sulla scorta della didattica a distanza, si sono ritrovati in questa situazione paradossale a causa della quale sono rimasti, dall’oggi al domani, senza più certezze sul proprio ruolo nella scuola e sul proprio futuro di docenti. A rispondere alle nostre domande è stato Giovanni d’Angelo, per gli amici “Giancarlo”, docente di Fisica presso il liceo scientifico “Enrico Fermi” di Aversa, con alle spalle una lunga carriera da ricercatore universitario in astrofisica e bioingegneria e diversi studi pubblicati in ambito accademico.
Come sono stati vissuti dai docenti questi primi mesi di didattica a distanza?
“Non è stato semplice, né per i docenti né per gli studenti. Ci siamo tutti ritrovati a lavorare in una condizione di timore ed è mancata quella tranquillità che dovrebbe contraddistinguere il nostro lavoro quotidiano. C’è un clima pesante nel mondo della scuola e le conseguenze sono tante. Spesso ci si dimentica delle persone in carne e ossa, delle loro storie, dei loro vissuti, ma soprattutto dei loro problemi. La crisi sta mettendo a dura prova non solo la condizione psicologica di molti, ma soprattutto la loro stabilità economica. Tante famiglie si ritroveranno a breve senza alcun mezzo di sostentamento e questa situazione avrà ripercussioni negative sugli studenti. Una condizione che sta mettendo in seria difficoltà anche molti di noi, tra coloro che hanno perso il posto di lavoro, e quelli che quest’estate dovranno fare i conti con il Concorso Scuola 2020, sulle cui problematiche ho avuto anche modo di scrivere una lettera che ha trovato spazio sulle pagine della rivista scolastica Orizzonte Scuola”.
Come ci si sente di fronte alla decisione presa di licenziare i docenti di punto in bianco?
“Dopo anni di studio, di sacrifici e di duro lavoro mi sono ritrovato a veder tutto gettato via come se fosse carta straccia. Adesso torniamo tutti in terza fascia come se ci fossimo laureati ieri, dovendo subire una condizione di precarietà non solo lavorativa, ma anche esistenziale. Da un contratto a tempo indeterminato quale avevo, ora mi ritrovo tra le mani un contratto che scade il 30 giugno prossimo e questo perché era necessario assicurare la continuità didattica per l’anno scolastico ancora in corso. Da un certo punto di vista mi posso ritenere addirittura fortunato. Basti pensare che in altre regioni molti colleghi sono stati licenziati e basta”.
Quali sono le iniziative legali che avete intrapreso per far fronte a questa situazione?
“Abbiamo chiesto il parere al Tar del Lazio che ci ha risposto dandoci ragione, convalidando sia i risultati sia lo svolgimento del concorso. Sono seguite altre cinque sentenze favorevoli che avvaloravano e legittimavano la nostra posizione concorsuale. Il ministero dell’Istruzione, dal canto suo, ha recepito invece le richieste degli esclusi dal ruolo, ovvero coloro che pur avendo superato il concorso e trovandosi in seconda fascia non hanno ottenuto il ruolo perché hanno conseguito un punteggio inferiore nella graduatoria di merito. Successivamente il caso è finito sul tavolo dei giudici del Consiglio di Stato che ha deciso di invalidare le sentenze precedenti, rimettendo in discussione la nostra posizione. Si è creata così una situazione paradossale, una sorta di tutti contro tutti, tra accuse di brogli e richieste di sanatorie. A quel punto non potevamo restare con le mani in mano mentre assistevamo allo scippo dei nostri diritti e della nostra dignità. Le sentenze sono state così poste al vaglio della Corte di Cassazione ma l’emergenza epidemiologica ne ha rallentato i lavori, facendo slittare la sentenza in data da destinarsi. Adesso non ci tocca che aspettare, con la consapevolezza che potremmo perdere tutto a causa della mancanza dell’abilitazione, nonostante nei nuovi concorsi non sia più richiesta“.
Cosa è successo nel frattempo?
“Nel batti e ribatti giuridico, tra una sentenza e l’altra, siamo stati riconosciuti nelle graduatorie di merito e siamo stati convocati in cattedra. Io ho vinto ben due concorsi, quello di Fisica per le superiori e quello di Matematica e Scienze per la scuola secondaria di primo grado. Successivamente sono stato convocato dall’Ufficio regionale scolastico per l’assunzione di ruolo e ho scelto l’insegnamento alle scuole superiori. Il riconoscimento di insegnante di ruolo è arrivato nel 2018, mentre sotto il profilo economico ho iniziato a percepire lo stipendio solo partire dal 2019. Poi è arrivata la sentenza del Consiglio di Stato che ha cancellato tutto, mettendo in discussione i progetti di una vita. Escluso dalle graduatorie di merito, mi sono ritrovato catapultato in terza fascia. Se tutto va bene, ora come ora, sarò richiamato a ottobre. Adesso mi toccherà chiedere la disoccupazione, anche se i sussidi arriveranno con molta probabilità non prima dell’inizio del 2021“.
Qual è stata la presa di posizione del ministero? Ci sono soluzioni che possono essere adottate?
“C’è poca chiarezza e tanta confusione, e il Miur stesso non sa cosa fare. Prima il ministero dice che non si possono far scorrere le graduatorie, poi decide di indire nuovi concorsi nonostante l’emergenza da Covid-19 in atto. Anche il Consiglio superiore della pubblica istruzione è insorto contro le giravolte effettuate dal Miur negli ultimi due mesi. La scuola ha bisogno di insegnanti, che possono essere assunti solo facendo scorrere le graduatorie, così da risolvere subito i problemi relativi alla carenza di organico e dare una risposta immediata per il superamento dell’emergenza didattica che stiamo vivendo. Voglio poi ricordare un precedente. La soluzione c’è ed è stata già adottata per il concorso del 2012. Anche in quell’occasione i docenti senza abilitazione che superarono il concorso furono riconosciuti di ruolo, senza le complicazioni e le incertezze che siamo stati costretti a subire. Il Miur si faccia carico di queste problematiche e dia delle risposte concrete e fattibili al mondo della scuola. Non possiamo attendere ancora a lungo”.
Vuole lanciare un appello ai suoi colleghi insegnanti e al mondo della scuola?
“Un pensiero non può che andare a tutti quei docenti precari che da anni fanno andare avanti la scuola italiana affrontando mille difficoltà, nonostante non siano stati stabilizzati. Penso a mia moglie Laura, insegnante precaria da sette anni che ogni giorno, prima della chiusura delle scuole, si alzava alle cinque del mattino per andare a insegnare in una scuola di Aprilia, vicino Roma. Una discussione seria va riaperta anche sul concetto di meritocrazia: i docenti potrebbero svolgere ad esempio l’anno di prova, documentato e visionato da commissari che valutino non solo i metodi didattici e il profitto, ma anche la dedizione verso il proprio lavoro, la volontà di rinnovare l’insegnamento e le capacità relazionali. Bisogna riconoscere il merito di quegli insegnanti che hanno dimostrato sul campo, e negli anni, le loro capacità nell’affrontare questa missione così difficile che è l’insegnamento. Se non trasmettiamo cultura, conoscenze, capacità di porsi domande e cercare risposte, se non indirizziamo le nuove generazioni verso una reale integrazione nella società, con la speranza che possano essere migliori di noi, in poco tempo tutta la struttura sociale del nostro Paese imploderà. Abbiamo una grossa responsabilità sulle spalle e non possiamo permettere che ciò avvenga“.
Le parole di Giovanni d’Angelo sono semplici e chiare ed esortano a trovare soluzioni appropriate ai tanti problemi che affliggono gli insegnanti e più in generale mondo della scuola. Il sette giugno ci sarà la discussione parlamentare sul dl Scuola, e per l’occasione, l’Anief, l’Associazione nazionale insegnanti e formatori, attraverso le mozioni presentate da diverse forze politiche, ha fatto leva su un emendamento per rivedere i requisiti del concorso 2016 al fine di garantire il passaggio di ruolo per quei docenti che hanno già superato l’anno di prova. I temi e le proposte su cui l’associazione nazionale di categoria ha chiesto al ministero di intervenire sono i più disparati, tra questi si chiede il reclutamento di nuovi docenti con la riapertura delle graduatorie, la stabilizzazione dei docenti precari e del personale Ata, la rivalutazione degli organi collegiali e la conferma dei contratti in essere.
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