Una crisi senza precedenti, una recessione acuta. Le stime, rivedute e corrette, del Fondo monetario internazionale per il 2020 non lasciano dubbi. La pandemia ha reso le previsioni sull’economia globale da allarme rosso fuoco, incendiarie e per nulla rassicuranti. Non lo erano neanche prima, ma la ricchezza mondiale subirà un calo del 4,9%, che tradotto in posti di lavoro significa meno 300 milioni sull’intero globo terracqueo. In questa situazione, l’Italia sarà tra le nazioni più colpite. L’Fmi valuta un -12,8% per quanto riguarda il Prodotto interno lordo. Solo la Spagna potrebbe raggiungerci in questa classifica negativa, mentre la Francia si accomoderebbe subito dietro con un -12,5%. A ciò va aggiunta la previsione sul debito pubblico, oramai in discesa libera. Nel 2020 il deficit sarà del 12,7% del Pil, che porterà il debito alla percentuale record del 166,1%. Le cose potrebbero migliorare, si fa per dire, il prossimo anno. Deficit in rosso del 7% nel 2021, con risultato complessivo del 161,9%.
Il great lockdown del Covid, sempre secondo il parere dell’Fmi, “ha innescato la peggiore recessione dalla Grande depressione” del 1929, quando il crollo di Wall Street fu talmente grave che sconvolse e mise in crisi l’intera economia mondiale. Per il Fondo monetario internazionale le conseguenze negative sui ceti deboli cancelleranno i progressi fatti in questi anni nel contrasto alla povertà. Sempre l’Fmi quantifica la perdita dell’economia globale sui 12.500 miliardi di dollari, una cifra che avrà conseguenze catastrofiche sui conti pubblici e sull’occupazione, senza contare che l’eventuale seconda ondata di contagi potrebbe aggravare la situazione, estendendo la recessione al 2021, anno in cui, le previsioni parlano di una ripresa lenta e non per tutti i Paesi. La Cina potrebbe essere l’unica eccezione. Una crescita dell’1% nel 2020, un niente per il colosso asiatico, ma sempre una cifra con segno più che spiccherebbe nell’intero marasma del sottozero. Addirittura nel 2021 l’Fmi prevede per Pechino un +8%, sempre non augurandosi l’arrivo della seconda ondata del virus. Ma a ricordarci come queste cifre possono essere effimere ci pensa l’Ocse, che prevede nel 2020 per l’economia del ‘dragone’ una débâcle del 2,6%.