La caduta in verticale della politica, a tutti i livelli, trova la sua matrice nel passaggio epocale dalle sezioni dei partiti ai social network. Dalle fabbriche delle idee, luoghi di formazione per le classi dirigenti e di aggregazione tra cittadini, si è finiti nelle piazze virtuali del web, dove le nuove generazioni di militanti politici si mescolano a sconosciuti internauti, che disquisiscono di strategie e commentano atti amministrativi in maniera approssimativa e, spesso, volgare.
Il caso di Aversa dell’assessore alla Cultura Luisa Melillo, attaccata su Facebook con argomentazioni sessiste e poco eleganti, è un esempio lampante dei passi indietro fatti dalla politica. Nei circoli (così si chiamano oggi i resti dei partiti) si discute in maniera sterile solamente di tessere e incarichi, utilizzati come bacini di “potere” personale, per scalare posizioni negli enti locali e strumentali e nelle società partecipate.
Di argomenti politici, se, in maniera generosa, così vogliamo definirli, si parla solo sui social. Si assiste sgomenti a un proliferare di gruppi, pagine, su Facebook e altri network, in contrapposizione tra loro; la sfida è avere più “mi piace” dell’avversario politico e riuscire a farsi seguire da un numero superiore di internauti. Questo giochetto privo di contenuti permette a chiunque di entrare in contatto diretto con il politico e l’amministratore del proprio territorio, ma il confronto non è diretto, solo virtuale.
Nel periodo precedente alla perdita di consistenza delle “ideologie”, ormai da considerarsi preistorico, il politico, locale o nazionale, incontrava personalmente gli elettori, coltivava un rapporto fisico con i cittadini del collegio dove veniva votato e rappresentava nel Palazzo le istanze di quelle comunità.
Oggi, ci si limita ad aprire una pagina sui social, dove il confronto avviene attraverso lo schermo di un telefonino o di un computer con persone di cui non si conosce nulla, magari neppure l’identità, poiché probabilmente sono nascoste dietro un profilo falso. Ed ecco che si verificano, all’ordine del giorno, vicende deplorevoli e squalificanti come quella riguardante l’assessore aversano Melillo.