Lo chiamano ‘Reddito di quarantena’. Lo chiedono i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo, non solo attori, anche tecnici, costumisti, musicisti, ballerini. Non sono tutelati, non hanno un sindacato cui rivolgersi, ma subiscono più di altri, nel loro settore, la chiusura dei teatri dovuta alle misure anti-Coronavirus. Sono i lavoratori a tempo indeterminato, quelli con la partita Iva o coloro che, nel gergo, chiamano intermittenti.
Nel web hanno trovato l’occasione per unirsi. La pagina Facebook su cui si scambiano opinioni e avanzano proposte si chiama ‘Lavoratori e lavoratrici dello spettacolo per il sostegno al reddito’. Al loro fianco, nella richiesta delle medesime rivendicazioni, gli attori del gruppo ‘Registro di categoria attori campani’.
Così è nata la “proposta di iniziativa telematica” o “manifestazione web 2.0”, attraverso cui hanno chiesto al Governo di inserire nel decreto di prossima uscita le loro richieste, la principale delle quali è l’istituzione di un fondo per il ‘Reddito di quarantena’ che “garantisca continuità salariale a chi è costretto allo stop dell’attività, rivolto ai lavoratori e alle lavoratrici in partita Iva e, in generale, a tutte le categorie prive di tutela”.
Tra altre richieste “la sospensione immediata di tutti i pagamenti quali mutuo, prestiti personali, consumi, tasse” e, soprattutto, un ritorno al passato che vale anche per il futuro, cioè che “la durata dell’indennità mensile torni ad essere minimo di 8 mesi” attraverso la reintroduzione della Aspi, abolita con il Jobs act e sostituita dalla Naspi, “provvedimento totalmente inadeguato”.