Nel carcere di Secondigliano prende vita il progetto “Un chicco di speranza“, un’iniziativa di reinserimento che coinvolge dieci detenuti, offrendo loro la possibilità di imparare l’arte del caffè, dalla coltivazione del chicco alla preparazione professionale. Il progetto, nato dalla collaborazione tra Kimbo, azienda leader nel settore del caffè, il penitenziario di Secondigliano e la Diocesi di Napoli, mira a formare i partecipanti come baristi e tecnici di manutenzione delle macchine da caffè.
Tre le linee principali su cui si sviluppa il progetto:
La formazione professionale come baristi e manutentori tecnici, con l’obiettivo di favorire il reinserimento lavorativo;
La creazione di un magazzino per ricambi per le macchine da caffè per bar di proprietà di Kimbo da riparare o rigenerare, da utilizzare nel settore Ho.Re.Ca., nonché, per i detenuti in semi-libertà, ci sarà la possibilità di prelievo e riconsegna presso i punti vendita bar delle macchine su cui intervenire tecnicamente;
La realizzazione e coltivazione di una piccola piantagione di caffè su un terreno di 10mila mq situato all’interno del carcere.
Il progetto, sostenuto dal Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II, punta a individuare la pianta di caffè più adatta al suolo. Mario Rubino, presidente di Kimbo, ha dichiarato che l’iniziativa rappresenta un modo per restituire alla città di Napoli parte di quanto ricevuto in 60 anni di attività. “Siamo nati nel rione Sanità e oggi Kimbo è il caffè di Napoli distribuito in tutto il mondo. È nostro dovere contribuire al benessere e alla sostenibilità sociale“, ha affermato Rubino, auspicando la partecipazione di altri imprenditori a progetti simili.