A “Villa Fiorentino” a Sorrento prosegue la grande mostra su Antonio Ligabue
L'exhibit, curata dallo storico dell’arte Marzio Dall’Acqua, resterà visitabile fino al 16 novembre nell’elegante villa sorrentina. Il percorso espositivo ripercorre la vita del pittore emiliano attraverso una raccolta di 67 opere tra dipinti, disegni e sculture
Dopo la grande affluenza di visitatori registrata questa estate, gli eleganti spazi espositivi di Villa Fiorentino a Sorrento continueranno a ospitare, fino al 16 novembre, la straordinaria mostra dedicata ad Antonio Ligabue, uno dei protagonisti più iconici e discussi dell’arte del XX secolo. L’esposizione antologica, curata dal noto critico e storico dell’arte Marzio Dall’Acqua e promossa dalla Fondazione Sorrento in collaborazione con Ligabue Art Project, ripercorre di sala in sala la vita e le opere più famose e rappresentative del pittore italiano, tra i principali esponenti del movimento espressionista, con ben 67 capolavori dell’artista provenienti da musei, fondazioni e collezioni private, tra sculture in bronzo, disegni, ritratti, autoritratti e i celebri dipinti a tema naturalistico.
Il percorso espositivo ricostruisce in maniera particolareggiata non solo l’evoluzione artistica del pittore, ma racconta l’animo tormentato di un uomo dotato di una straordinaria umanità e sensibilità, che mai si adattò alle regole e alle convenzioni della società dell’epoca. Un tratto che ha caratterizzato nel profondo la sua interpretazione estetica: dall’istintiva violenza delle sue composizioni naturalistiche dominate da belve feroci, simbolo della lotta per la sopravvivenza, alla malinconica accettazione dell’esistenza che traspare dai suoi ritratti e autoritratti, emerge la figura di unospirito inquieto, alla costante ricerca di un sentimento vero e sincero che trasmutasse in opera d’arte. Una carica emotiva che pone il pittore in un guado, tra la poetica dei Fauves francesi come Delaunay, Pinchon, Derain, Matisse, e l’espressionismo di Munch e Gauguin, avvicinandolo idealmente ad artisti come Kirchner e Kokoschka.
“Durante l’atto del dipingere – spiega Marzio Dall’Acqua, curatore della mostra e tra i massimi esperti del pittore emiliano – Ligabue si preparava a immedesimarsi negli animali che avrebbe rappresentato, adattando il proprio corpo, goffo e impacciato, a riprodurne movenze, atteggiamenti, digrignando le fauci, pronto a scattare, aggredire, difendersi, mentre ruggiva, ululava e faceva mille versi ripetuti ossessivamente. Il suo mondo interiore – prosegue – era semplice ed essenziale, privo di retorica, come la sua arte, riconoscendo nella lotta per la sopravvivenza un momento fondamentale dell’esistenza. Ligabue – sottolinea il critico e storico dell’arte – attinge i suoi modelli dalla propria esperienza di vita quotidiana, caricandoli della propria visione e rappresentazione personale e soggettiva dell’istinto e della potenza tumultuosa e imprevedibile che si cela dietro le forze della natura e del comportamento animale”.
LE OPERE
Tra le opere esposte a Villa Fiorentino è possibile ammirare celebri dipinti quali Tigre, serpente, gazzella; Aquila con volpe; Testa di tigre; Leopardo; Leopardo sulla roccia; Vedova nera; Gatto selvatico con nibbio. È proprio nella forza della natura, al tempo stesso creatrice e distruttrice, vera e senza filtri, capace di sottrarsi al controllo dell’uomo, e rappresentata dall’istinto di felini, rapaci, rettili e insetti, che il pittore emiliano aveva trovato la propria dimensione esistenziale, corrispondente alla sua visione dell’arte e della vita. Di significato diverso, invece, si caricano i suoi ritratti e autoritratti come Ritratto di Elba, Ritratto di Marino, il meraviglioso Ritratto di donna e Autoritratto, del 1959, attraverso i quali Ligabue manifesta il proprio disagio interiore, la propria angoscia e malinconia, accompagnate da un desiderio viscerale di affetto e di comprensione, espressioni di un bisogno di calore umano che purtroppo venne a mancare durante la sua vita difficile e travagliata.
Ai dipinti in mostra, in totale 52, si aggiunge un nucleo di 15 sculture in bronzo, copie fedelissime degli originali in argilla, che costituiscono Il bestiario di Ligabue scultore. Si tratta di una raccolta essenziale, che mette in risalto la sua grande abilità nel modellare la materia viva e primitiva, in particolare l’argilla del Po, con la quale l’artista plasmava suggestivi modelli naturalistici, come la famosa statuetta della Pantera. Piccoli gruppi scultorei che hanno rappresentato uno dei momenti più importanti e rappresentativi della scultura italiana del Novecento. Quella pervenuta fino a oggi, tuttavia, è solo una porzione esigua della sua produzione scultorea, in quanto molte opere sono andate perdute dopo la sua scomparsa. Ligabue, oltre che pittore e scultore, fu anche abiledisegnatore e incisore.
Inquiete, visionarie, crude, vere, violente, istintive, naïf, le opere di Ligabue si potrebbero definire con molteplici aggettivi, eppure nessuno di questi sarebbe sufficiente a racchiudere la complessità della sua produzione artistica. Ligabue ha saputo costruire, con la sua “arte ai margini”, un linguaggio popolare originalissimo e personale, forte e incisivo, fuori da qualsiasi schema razionale, fatto di puro istinto, antitetico al concettualismo di cui si fregiarono le avanguardie artistiche del primo Novecento, lasciando un segno indelebile nella storia dell’arte. Le opere in mostra a Sorrento, dai dipinti alle sculture, dai disegni alle incisioni, offrono così ai visitatori uno squarcio profondo sul tormentato mondo di uno dei protagonisti più originali, discussi, controversi e osteggiati dell’arte italiana.
ANTONIO LIGABUE
Dopo un lungo oblio durato quasi mezzo secolo, Ligabue è stato riconsiderato tra gli artisti italiani più importanti e influenti dell’ultimo secolo. Nato a Zurigo nel 1899 da genitori italiani, trascorse un’infanzia difficile, segnata dalla povertà e da problemi psicofisici che ne condizionarono la salute mentale, ma che non intaccarono la sua sensibilità artistica. Dato in adozione in tenera età, la sua fu una vita di stenti, guadagnandosi da vivere come contadino e allevatore. All’età di 18 anni ebbe una crisi nervosa che gli costò il primo di una lunga serie di ricoveri in ospedale. Dopo una lite con la famiglia adottiva fu espulso dalla Svizzera, per poi trasferirsi a Gualtieri, vicino Reggio Emilia, dove lavorava come manovale e trascorreva il tempo dipingendo. Grazie all’amicizia con il pittore Renato Mazzacurati, il quale ne comprese le doti e le capacità artistiche, Ligabue decise di dedicarsi completamente all’arte. A causa dei suoi stati maniaco-depressivi che sfociavano in comportamenti irrazionali, uno dei quali culminò con l’aggressione a un ufficiale nazista, Ligabue venne internato più volte in ospedale psichiatrico.
Solamente negli anni ‘50 la critica, che fino ad allora lo aveva ignorato, disprezzato e dileggiato, iniziò a rendersi conto del vero valore e della profonda tensione emotiva che permeava la sua produzione artistica. Fu così che il pittore prese parte a diverse mostre collettive, attraversando un periodo molto prolifico che culminò, nel 1955, con la sua prima personale. Solamente all’età di 62 anni, dopo una vita condotta umilmente in silenzio e ai margini, lì dove la società borghese lo aveva relegato a causa dei suoi “difetti”, della sua “pazzia” e della sua “diversità”, Ligabue ottenne il meritato riconoscimento. La salute del pittore però, di lì a poco, si sarebbe aggravata a causa di un’emiparesi che gli impedì l’uso delle mani. Ligabue si spense il 27 maggio del 1965, all’età di 66 anni, lasciando con le sue opere una traccia indelebile del suo riscatto artistico e umano.
Le luci sull’artista e sulle sue conturbanti opere si sono riaccese di recente grazie al cinema e alla musica, che gli hanno fatto guadagnare l’appellativo di “Van Gogh italiano”, per l’affinità con la travagliata vita del pittore olandese. Alla storia del pittore emiliano si è infatti ispirato il bellissimo film Volevo nascondermi, per la regia di Giorgio Diritti, con Antonio Ligabue interpretato da un magistrale Elio Germano, recitazione che è valsa all’attore romano la vittoria del prestigioso Orso d’argento per la miglior interpretazione maschile al Festival del Cinema di Berlino. La sua vita ha anche ispirato il toccante brano Storia di Antonio, del rapper e cantautore emiliano Murubutu, mentre l’iconico quadro Testa di tigre, tra le opere in mostra a Sorrento, ha ispirato la canzone Sfogati di Caparezza.
VILLA FIORENTINO
Villa Fiorentino a Sorrento, location della retrospettiva su Ligabue, è un’elegante e raffinata abitazione signorile che fonde lo stile liberty all’architettura neocoloniale dell’America del Sud, realizzata dall’ingegnere Almerico Gargiulo nel 1936 su commissione della facoltosa Famiglia Fiorentino. La villa, sviluppata su tre livelli e circondata da profumati agrumeti e lussureggianti giardini dove sbocciano rose e camelie, ebbe una funzione abitativa, commerciale ed espositiva, in quanto i proprietari vi commerciavano sete e tessuti pregiati. Con il declino della loro attività, i padroni di casa decisero di donare la proprietà al Comune di Sorrento affinché diventasse patrimonio cittadino. Oggi la villa è sede della Fondazione Sorrento, che ha trasformato la splendida residenza in polo museale, ospitando mostre, concerti ed eventi culturali di livello internazionale.
INFORMAZIONI
Per maggiori informazioni sui costi dei ticket d’ingresso, sulle modalità d’accesso e sugli orari di visita dell’exhibit incentrata sulla straordinaria figura di Antonio Ligabue è possibile consultare il sito internet (clicca qui) della Fondazione Sorrento. Per ricevere invece aggiornamenti in tempo reale sugli eventi e sulle iniziative culturali che si svolgono in villa è possibile seguire le pagine Facebook (clicca qui) e Instagram (clicca qui). Fino al 31 dicembre, inoltre, all’ultimo piano dell’edificio, sarà possibile ammirare la pregiata collezione di carillon donata alla città dall’ebanista Enrico Salierno.
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